8 dicembre 2022

Chiesa di S. Pietro • REGGIO EMILIA • Giovedì 8 dicembre 2022, ore 20.30

Federico Maria Sardelli • Concerto dell’Immacolata

ANNA SIMBOLI soprano
ELENA BERTUZZI soprano
CHIARA BRUNELLO contralto
ALESSIO TOSI tenore

CORO DA CAMERA “RICERCARE ENSEMBLE”
ROMANO ADAMI maestro del coro

ORCHESTRA “ACCADEMIA DEGLI INVAGHITI”
FEDERICO MARIA SARDELLI direttore

 

Programma
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Benjamin Britten (1913-1976)
HYMN TO THE VIRGIN
per doppio coro a cappella
***
Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
CONCERTO IN SOL MINORE RV 157
per archi e basso continuo
MAGNIFICAT RV 610
per soli coro e orchestra
***
George.Frideric Handel (1685– 1759)
HAEC EST REGINA VIRGINUM HWV 235
per soprano archi e basso continuo
***
Antonio Vivaldi
GLORIA IN RE MAGG. RV 589
per soli coro e orchestra

 

Nell’ambito del progetto di Daniela Bondavalli “SuonaRE per DOnaRE” alla Mensa del Vescovo

 

Main sponsor della serata RCF, Cooperativa Cattolica Costruzioni Edili, Palfinger Italia, Ferrari International, Hydraulic Equipment, Studio Spattini Cattani De Luca & Commercialisti Associati, ProMusic

Si ringrazia Don Alessandro Ravazzini per la disponibilità e la preziosa collaborazione

 

INFO| Chiesa di San Pietro - Via Campo Samarotto, 1 (laterale via Emilia San Pietro) 42121 REGGIO EMILIA
Info: 346 7751779

Ingresso gratuito senza prenotazione, limitato ai posti disponibili
Scarica il programma di sala e le info sugli interpreti

 

Note al programma

“Nato a Lowestoft, nella contea di Suffolk, nel 1913, Benjamin Britten è considerato il più importante compositore inglese del ventesimo secolo. Musicista aperto agli influssi più eterogenei, da Strawinskij a Hindemith a Berg, dalla musica antica inglese all’opera romantica italiana, si è rivelato soprattutto come compositore di teatro, attento a esprimere il contenuto drammatico e la psicologia dei personaggi attraverso la vocalità.  Hymn To The Virgin  è una delle composizioni più conosciute di Britten, questa squisita preghiera corale fu scritta per coro doppio SATB. I testi in lingua inglese e latina sono valorizzati da ricche armonie e sfumature espressive in questo lavoro che viene molto apprezzato sia eseguito da grande coro che piccolo ensemble da camera.

Fino alla metà del Seicento la musica corale sacra era pensata ‘a cappella’, senza accompagnamento, o tutt’al più con l’organo, nella seconda metà del secolo e nel primo Settecento, l’età di Bach, Haendel, Vivaldi, la musica sacra è luogo privilegiato d’invenzione strumentale, di ricerca appassionata di nuovi colori, di disegni e figurazioni pensati su esigenze e possibilità diverse da quelle della voce. È un’evoluzione che cambia profondamente anche la grammatica musicale: le armonie utilizzabili, la forma e l’arcata delle melodie, le figurazioni di accompagnamento, fino a componenti più legate al singolo autore come le scelte espressive, le idee tematiche, i tic linguistici che rendono inconfondibile un autore come Vivaldi. Dal teatro secolare Vivaldi trae il proprio lessico e lo “aggiusta” alla pratica religiosa, da qui il suo esprimersi in maniera “profana” anche nelle questioni di carattere sacro. Ordinato sacerdote all’età di venticinque anni nel 1703, Vivaldi seppe in qualche modo fondere spiritualità e umanità, devozione e “pratica” saggiamente amministrati e condotti nella sfera del sublime con la forza trascinante di geniali e multiformi energie. Pagine famose come quelle in programma sono difficili da dissociare dalle proprie abitudini, dai propri innamoramenti musicali, ma se si riesce ad andare oltre alle voci e si pone attenzione agli accompagnamenti, ai disegni del basso continuo, ai passaggi in dialogo coi solisti si scoprirà una miniera di eleganze di aspetto innovativo. Il “Prete rosso” conosceva benissimo i modi per spettacolarizzare il linguaggio strumentale e vocale in concordanza con le ragioni dello spirito determinando di volta in volta soluzioni nuove, misurate sull’occasione come ben dimostra il Magnificat Rv 610, composto tra il 1713 ed il 1717, che sembra non raccogliere le influenze del teatro e dello strumentalismo moderno, ma che con sobrietà riflette con minuzia espressiva il sovrapporsi di linee vocali sul cantico di Maria tratto dal Vangelo di Luca. Dello stesso periodo sembra essere il Concerto per archi in Re minore Rv 157, pagina per la chiesa commissionata al Maestro veneziano e finita a Parigi nel 1715 (destinatario forse l’ambasciatore francese a Venezia) insieme ad altre undici composizioni gemelle rimaste a lungo inedite. Il concerto in sol minore Rv 157 per archi è una composizione estremamente incisiva, in grado di stamparsi nella memoria con pochi evidentissimi tratti: il basso ostinato del primo movimento, il più ampio, poi le progressioni variate e il ritmo incessante. Tutto molto profano e teatrale eppure vero e profondo tanto quanto una pagina per la chiesa. Il Gloria è una composizione di vasto respiro, caposaldo e capolavoro della musica sacra dove si alternano con grande equilibrio e varietà stilistico-formale gli episodi corali a quelli solistici come in una Cantata e dove il testo liturgico è intonato in sezioni separate e ben distinte nella scrittura; deve la sua fama riconquistata anche a quella prima esecuzione moderna ad opera di Alfredo Casella nel 1939 e a tutta la stagione di rinascita che ne è seguita, facendo scoprire sempre più quell’arte del maestro veneziano, frutto del naturale incontro tra un gusto brillante, spettacolare e fastoso e la sua fluidità compositiva.

L’omaggio alla Madonna che si celebra con la festa della Sua Immacolata Concezione viene inoltre sottolineato sia in apertura  del programma con l’Inno alla Vergine di Britten che con la pregevole  Antifona religiosa  Haec est Regina Virginum hwv 235 per soprano archi e basso continuo di George Frideric Haendel. (Federico Maria Sardelli)”